Un assaggio da LA VARIANTE DEL POLLO INTERNATIONAL
Federico Garçia Lorca
Federico García Lorca, poeta e drammaturgo spagnolo, usò l’arte e la poesia per combattere la violenza e la sopraffazione delle armi. Si tratta di una strategia nobile e sublime la cui efficacia pratica talvolta lascia a desiderare contro avversari poco sensibili all’arte e alla poesia.
L’osservazione che ti farà fare bella figura: «Non ho mai capito perché la chiamassero guerra civile. Forse prima di sparare chiedevano: le dispiace se la ammazzo?»
NON VOGLIO VEDERLO!
Di’ al Brico che spenga l’insegna,
ch’io non voglio vedere
il sangue del pollo Ignazio sopra la strada.
Non voglio vederlo!
La rete metallica tagliata.
Un varco per i pennuti,
e la banchina con i paracarri
che muti guardano il cielo.
Non voglio vederlo!
Il mio ricordo si brucia.
Ditelo ai tacchini che sguazzano ignari nello stagno!
No. Non voglio vederlo!
Oltre la strada comunale di San Pipucchio
cercava gli avanzi del Mc Donald’s,
soprattutto dei panini con la senape.
Cercava la senape, ma la senape non c’era.
Cercava la mostarda, ma la mostarda non avrebbe trovato,
cercava la paprika, ma altri mangeranno la sua paprika.
Non ditemi di vederlo!
Non si chiusero i suoi occhi quando vide la Croma vicino,
ma la guardò con sguardo fiero
e il suo becco gridò orgoglioso:
«Non hai visto le strisce, imbecil…»
Non ci fu pollo nella fattoria Sfronfola
da poterglisi paragonare,
né becco affilato come il suo becco,
né cresta ritta come la sua cresta,
né piume così morbide.
Come lampioni di ghisa le sue zampe robuste,
come bandiera al vento la sua cresta rossastra,
come scudi risplendenti le sue penne.
Che gran ballerino nell’aia!
Che buon arrampicatore nel pagliaio!
Così delicato con le uova!
Così paterno con i pulcini!
Così tremendo con i lombrichi!
Ma ormai dorme sull’asfalto.
Oltre il bordo della carreggiata
oltraggiano i suoi resti mortali
biciclette con pedalata assistita,
pick-up di imprese di giardinaggio,
vecchie golf di braccianti moldavi.
E già volano nel vento le tue piume
oltraggiate dagli pneumatici,
perdute tra i radiatori delle Twingo,
intrecciate tra le vesti dei lambrettisti,
lungo strada comunale di San Pipucchio.
Oh, bianco pollo della Val Cornacchia!
Oh, nera Croma pirata!
Oh, sangue forte del pollo Ignazio!
Oh, triste co-co-co d’agonia!
No. Non voglio vederlo!
Io non voglio vedere il pollo Ignazio spiaccicato sulla strada!!!
Come? Non era il pollo Ignazio?
Era solo un vecchio cuscino?
Ah… beh... allora... scusate...
Ignazioooo... dove sei?
... porca puttana...
la devi smettere con questi scherzi di merda!
Federico García Lorca, poeta e drammaturgo spagnolo, usò l’arte e la poesia per combattere la violenza e la sopraffazione delle armi. Si tratta di una strategia nobile e sublime la cui efficacia pratica talvolta lascia a desiderare contro avversari poco sensibili all’arte e alla poesia.
L’osservazione che ti farà fare bella figura: «Non ho mai capito perché la chiamassero guerra civile. Forse prima di sparare chiedevano: le dispiace se la ammazzo?»
NON VOGLIO VEDERLO!
Di’ al Brico che spenga l’insegna,
ch’io non voglio vedere
il sangue del pollo Ignazio sopra la strada.
Non voglio vederlo!
La rete metallica tagliata.
Un varco per i pennuti,
e la banchina con i paracarri
che muti guardano il cielo.
Non voglio vederlo!
Il mio ricordo si brucia.
Ditelo ai tacchini che sguazzano ignari nello stagno!
No. Non voglio vederlo!
Oltre la strada comunale di San Pipucchio
cercava gli avanzi del Mc Donald’s,
soprattutto dei panini con la senape.
Cercava la senape, ma la senape non c’era.
Cercava la mostarda, ma la mostarda non avrebbe trovato,
cercava la paprika, ma altri mangeranno la sua paprika.
Non ditemi di vederlo!
Non si chiusero i suoi occhi quando vide la Croma vicino,
ma la guardò con sguardo fiero
e il suo becco gridò orgoglioso:
«Non hai visto le strisce, imbecil…»
Non ci fu pollo nella fattoria Sfronfola
da poterglisi paragonare,
né becco affilato come il suo becco,
né cresta ritta come la sua cresta,
né piume così morbide.
Come lampioni di ghisa le sue zampe robuste,
come bandiera al vento la sua cresta rossastra,
come scudi risplendenti le sue penne.
Che gran ballerino nell’aia!
Che buon arrampicatore nel pagliaio!
Così delicato con le uova!
Così paterno con i pulcini!
Così tremendo con i lombrichi!
Ma ormai dorme sull’asfalto.
Oltre il bordo della carreggiata
oltraggiano i suoi resti mortali
biciclette con pedalata assistita,
pick-up di imprese di giardinaggio,
vecchie golf di braccianti moldavi.
E già volano nel vento le tue piume
oltraggiate dagli pneumatici,
perdute tra i radiatori delle Twingo,
intrecciate tra le vesti dei lambrettisti,
lungo strada comunale di San Pipucchio.
Oh, bianco pollo della Val Cornacchia!
Oh, nera Croma pirata!
Oh, sangue forte del pollo Ignazio!
Oh, triste co-co-co d’agonia!
No. Non voglio vederlo!
Io non voglio vedere il pollo Ignazio spiaccicato sulla strada!!!
Come? Non era il pollo Ignazio?
Era solo un vecchio cuscino?
Ah… beh... allora... scusate...
Ignazioooo... dove sei?
... porca puttana...
la devi smettere con questi scherzi di merda!