Un assaggio da...
Renato de Rosa - IL PIU' GRANDE CALCIATORE DEL MONDO
Renato de Rosa - IL PIU' GRANDE CALCIATORE DEL MONDO
La testimonianza di Carmelo Cusimano, calciatore
Il Mister me l’aveva detto a me: Carmelo pensaci tu a Capriata, fai quello che vuoi
ma non deve segnare. Capito? Che i giornalisti dicono e scrivono che sono violento,
ma il mio gioco maschio è. Perché il calcio non è cosa da donnicciole. Già che quel
Capriata Giulio ci hà un’aria da fighetto che non mi piace e non capisco molto
quando lo intervistano. Ma lo sai cos’ha fatto appena che siamo entrati nel campo.
Ha tirato fuori un fazzoletto e ci si è soffiato il naso. Io ci ho fatto: “Che fai?” E lui
“Non mi dire niente, mi sta venendo un raffreddore…” che io ho pensato a questo
fetuso dal fazzolettino ci spacco una gamba così si va a soffiare il naso in ospetale.
Alla prima azione che prende la palla ci ho fatto sentire i tacchetti sulla coscia e ci
ho dato una gomitata senza farmi vedere dall’arbitro e lui mi ha detto. “Ahi, perdinci
mi hai fatto male. Stai più attento per favore.” Io l’ho guardato fisso nelle palle degli
occhi e ci ho detto “Prova a fare gol e ti spacco una gamba.”. Sai cosa ha risposto?
“Ma dai, non esagerare. In fondo devi essere un bravo ragazzo. Pensa che tua
madre ti starà guardando in questo momento.” “Mia matri sta in manicomio criminale.”
ci ho risposto e lui ha fatto la faccia strana.
Ci sono stato dietro per un po’, forse un quarto d’ora o addirittura quindici minuti e
lui non ha visto neppure la palla, che se la stava davvero facendo sotto, anche
perché ci stavo piccicato piccicato dietro le spalle facendogli sentire la mia virilità
sul fondo schiena e ci dicevo: “La senti la mia lupara?” Quando un suo compagno
ci ha passato il pallone a lui, allora ci ho fatto l’entrata a forbicia sui polipacci che fa
un male canaglia e lui mi ha guardato storto e mi ha detto “potresti almeno chiedermi
scusa.” “Scusa se non ti ho ancora occiso, ma rimedierò presto” ci ho risposto io.
Sono passati pochi minuti ed ecco che accade la vicenda ingriminata.
Ci passano al Capriata una palla a centrocampo e lui ha fatto finta di passarla subito
dalla paura che ci aveva di me, ma invece con un piede esterno mi ha fatto il tunnel
in mezzo alle mie gambe, con l’approfittamento che non me lo aspettavo e mi ha
lasciato fermo come che avessi in piedi incementati. E questo è niente, perché io mi
volto per correrci dietro e frantumarci un osso, ma lui invece che scattare in avanti
me lo trovo girato verso di me che ritorna indietro e mi fa un altro tunnel ancora, che
sono due, ancora nel mezzo delle mie proprie gambe. Minchia, mi scappa detto tra
io e me stesso, mi sta a piddiari per lu culo. Mi giro ancora e me lo trovo per la terza
volta innanzi con la palla tra i piedi che mi combina il disonore tremendissimo del
terzo tunnel ancora in mezzo alle mie gambe, le stesse di prima. A mia! “Fetuso –
ci grido – finisti di campari” e cerco di zompargli addosso per esercitari la mia
sacrosanta vendetta, ma vengo trattenuto dai compari miei mentre quel cornutissimo
arbitro il cartellino rosso mi mostra.
Ed ecco il guadagno che ci ho fatto: perdemmo tre a zero, tre giornate di inqualifica
e il Mister mi ha detto “sei una bestia” e io “e tu cornuto sei” che pure verità è, ma
poi mi hanno venduto al Marsala.
Il Mister me l’aveva detto a me: Carmelo pensaci tu a Capriata, fai quello che vuoi
ma non deve segnare. Capito? Che i giornalisti dicono e scrivono che sono violento,
ma il mio gioco maschio è. Perché il calcio non è cosa da donnicciole. Già che quel
Capriata Giulio ci hà un’aria da fighetto che non mi piace e non capisco molto
quando lo intervistano. Ma lo sai cos’ha fatto appena che siamo entrati nel campo.
Ha tirato fuori un fazzoletto e ci si è soffiato il naso. Io ci ho fatto: “Che fai?” E lui
“Non mi dire niente, mi sta venendo un raffreddore…” che io ho pensato a questo
fetuso dal fazzolettino ci spacco una gamba così si va a soffiare il naso in ospetale.
Alla prima azione che prende la palla ci ho fatto sentire i tacchetti sulla coscia e ci
ho dato una gomitata senza farmi vedere dall’arbitro e lui mi ha detto. “Ahi, perdinci
mi hai fatto male. Stai più attento per favore.” Io l’ho guardato fisso nelle palle degli
occhi e ci ho detto “Prova a fare gol e ti spacco una gamba.”. Sai cosa ha risposto?
“Ma dai, non esagerare. In fondo devi essere un bravo ragazzo. Pensa che tua
madre ti starà guardando in questo momento.” “Mia matri sta in manicomio criminale.”
ci ho risposto e lui ha fatto la faccia strana.
Ci sono stato dietro per un po’, forse un quarto d’ora o addirittura quindici minuti e
lui non ha visto neppure la palla, che se la stava davvero facendo sotto, anche
perché ci stavo piccicato piccicato dietro le spalle facendogli sentire la mia virilità
sul fondo schiena e ci dicevo: “La senti la mia lupara?” Quando un suo compagno
ci ha passato il pallone a lui, allora ci ho fatto l’entrata a forbicia sui polipacci che fa
un male canaglia e lui mi ha guardato storto e mi ha detto “potresti almeno chiedermi
scusa.” “Scusa se non ti ho ancora occiso, ma rimedierò presto” ci ho risposto io.
Sono passati pochi minuti ed ecco che accade la vicenda ingriminata.
Ci passano al Capriata una palla a centrocampo e lui ha fatto finta di passarla subito
dalla paura che ci aveva di me, ma invece con un piede esterno mi ha fatto il tunnel
in mezzo alle mie gambe, con l’approfittamento che non me lo aspettavo e mi ha
lasciato fermo come che avessi in piedi incementati. E questo è niente, perché io mi
volto per correrci dietro e frantumarci un osso, ma lui invece che scattare in avanti
me lo trovo girato verso di me che ritorna indietro e mi fa un altro tunnel ancora, che
sono due, ancora nel mezzo delle mie proprie gambe. Minchia, mi scappa detto tra
io e me stesso, mi sta a piddiari per lu culo. Mi giro ancora e me lo trovo per la terza
volta innanzi con la palla tra i piedi che mi combina il disonore tremendissimo del
terzo tunnel ancora in mezzo alle mie gambe, le stesse di prima. A mia! “Fetuso –
ci grido – finisti di campari” e cerco di zompargli addosso per esercitari la mia
sacrosanta vendetta, ma vengo trattenuto dai compari miei mentre quel cornutissimo
arbitro il cartellino rosso mi mostra.
Ed ecco il guadagno che ci ho fatto: perdemmo tre a zero, tre giornate di inqualifica
e il Mister mi ha detto “sei una bestia” e io “e tu cornuto sei” che pure verità è, ma
poi mi hanno venduto al Marsala.